Namadev
Re: Re: Links to study
This is a most interesting point.
We have now a clear relation between Boïardo, Pier Antonio Viti da Urbino, his brother Timoteo Viti and Raphael's Pythagoras.
Alain
Some data from Trionfi.com and Steiner :
Pier Antonio Viti Da Urbino wrote a Commentary to the Boiardo Poem painted a Boiardo Tarocchi
Pier Antonio Viti da Urbino These historical informations are summarized from R. Renier, Tarocchi di Matteo Maria Boiardo, in Studi su M.M.Boiardo, Bologna <http://members.pgv.at/homer/tarock/renier.htm>, Zanichelli 1894, pp.229-259 and from Tarocchi (a cura di Simona Foà) Roma 1993.
Pier Antonio Viti da Urbino, brother of the more famous painter Timoteo Viti, one of the masters of Raffaello, was born around 1470 from Bartolomeo and Calliope Alberti; he had another brother, Pompilio. His wife was Girolama di Andrea di Lodovico Staccoli, from a noble family of Urbino; after her husband’s premature dead she went to the monastery of S. Chiara. Timoteo Viti married in 1501 Girolama di Guido Spaccioli, sometimes confused with the widow of his brother. Pier Antonio was a doctor (medic) and substained with honour the office of gonfaloniere (literally means a Herald; in medieval italian Communi, the Gonfaloniere was one of the main dignitaries of State, the chief of civil or justice magistrate order) in 1492 and 1498. He died young in his native town the 26 of november 1500 [As in Pungileoni, Elogio storico di Timoteo Viti, Urbino, 1835, pp. 3-4.]. Otherwise, he was known as a fun loving person. Describing the fool of tarocchi he said: "et da ciò che bono principio sia per me dato, de quello che è a me, per quello che se ha dicto, simillimo, incomenzarò" (I will begin from the one figure more similar to me). And also, excusing himself for the large space dedicated to the fool, he said that it was because of that figure was his relative: "per essermi de sangue assai congiunta". Father Vernaccia, whose biographical notes were at Renier times in ms. Oliveriano 1145, said that one of his descendants, Gio. Maria Antonio Viti had a manuscript of Pierantonio Viti’s “capitolo in quarta rima (sic), in cui colla figura del giuoco delle carte rappresenta quattro passioni dell' anima: cioè l' amore, la speranza, la gelosia, il timore" (a poem in rhymes in which four soul’s passions are represented through the playing card’s tarocchi figures: Love, Hope, Jealousy and Fear. So in Pungileoni, Op. cit., p. 3). The information is wrong, for the author of the “codicetto antaldiano” [the old march. Antaldo degli Antaldi inheredited the goods, and also the manuscripts of Viti’s familiy, when it was extinguished) was Boiardo, not Viti. Even if in the poem is not mentioned the name of the author, Viti never said he was the writer of the work, and in two places of it (pp. 315 and 333 of Le poesie volgari e latine di Matteo Maria Boiardo riscontrate sui codici e su le prime stampe da Angelo Solerti, Bologna, Romagnoli-Dall’Acqua, 1894) he spoke of the author of the Capitolo in third person. Viti simply explained the Scandiano’s count poem in his Illustrazione dedicated to a lady of Urbino's’court, maybe Elisabetta d' Urbino, the Duchess, or Emilia Pia her intimate confident and friend or another anonimous Madonna. The meaning of his work was to use it for a verbal game with tarocchi. “E da questo dar di carte che tocar deve a chi per sorte ha la migliore, nascie il primo piacere: perciò che ognuno lege li versi che nelle carte sue sono e mostranli a li compagni. Et in ciò si vedono a le volte a donne et omini venire terzetti che sono grandemente al proposito loro, e di gran riso de chi gli ascoltano” (Tarocchi (a cura di Simona Foà) Roma 1993, p.60). The first pleasure came from the distribution of the cards, made by the one who has the better: every one read the verses in his cards and show’em to the companions. And sometimes the tercets are so appropriate that the friends laugh heartily. Composed and translated by Raimondo Luberti
Quote from Syeiner(s essay :
Pier Antonio Viti da Urbino, uomo sollazzevole com' egli stesso ci dice [Nel descrivere il matto dei tarocchi, chiosa: "et da ciò che bono principio sia per me dato, de quello che è a me, per quello che se ha dicto, simillimo, incomenzarò" (p. 327). E in fine si scusa per aver descritto molto lungamente quella figura "per essermi de sangue assai congiunta" (p. 328).], fu medico e nella patria sua sostenne onorevolmente due volte, nel 1492 e nel 1498, la carica di gonfalconiere. Nato verso il 1470 da Bartolomeo e da Calliope Alberti, fu, con Pompilio, fratello al celebre pittore Timoteo Viti. Morì giovane in patria il 26 novembre del 1500 [Vedi Pungileoni, Elogio storico di Timoteo Viti, Urbino, 1835, pp. 3-4.]. Il padre Vernaccia lo disse anche poeta, aggiungendo: "di lui abbiamo veduto presso Gio. Maria Antonio Viti, suo discendente, un capitolo in quarta rima (sic), in cui colla figura del giuoco delle carte rappresenta quattro passioni dell' anima: cioè l' amore, la speranza, la gelosia, il timore" [Parole riferite dal Pungileoni, Op. cit., p. 3, n. Una copia degli spogli biografici del Vernaccia è oggi nel ms. Oliveriano 1145.] Con le quali parole senza dubbio intese il Vernaccia d' alludere al codicetto antaldiano [Il vecchio march. Antaldo degli Antaldi ereditò i mss. e le cose d' arte della famiglia Viti.]; ma errò nell' attribuire i capitoli del Boiardo al Viti [Gli annotatori del Vasari (cfr. l' ediz. Sansoni, IV, 492 n) ripeterono l' errore, aggiungendone per conto loro un altro. Essi affermano che Pier Antonio prese in moglie Girolama di Andrea Spaccioli. Non è vero. La moglie di lui fu Girolama di Andrea di Lodovico Staccoli, nobile famiglia urbinate, che dopo la morte del marito prese il velo nel monastero di S. Chiara. Fu Timoteo Viti, che nel 1501 impalmò Girolama di Guido Spaccioli.], il quale non ne fu che l' esplicatore. È ben vero che nel codice non è detto di chi i capitoli siano, ma è pure vero che il Viti non se ne arroga mai la proprietà, ed in due luoghi [A pp. 315 e 333 dell' ediz. Solerti, alla quale sempre mi riferisco.] accenna in terza persona al compositore di essi [Le varianti, in confronto col testo a stampa, non sono molte ed il Solerti le ha indicate. L' ordine logico dei capitoli è quello dato dal Viti, conforme a quello accennato nel sonetto esplicativo. In omaggio all' uso letterario, i ternari nelle stampe si chiudono con un verso scempio, il quale dovette mancare nell' originale, come manca nella trascrizione del Viti. Ad ogni carta infatti erano assegnati tre versi e non più. La lezione del cod. Antaldi è in genere migliore di quella a stampa.].
Namadev said:I wrote :
"(snipped)
3)the Ptolemé of Raphael.
(Remember Timoteo Viti and Boiardo...)
http://www.er.uqam.ca/nobel/r14310/Ptolemy/Raphael/30-40.html
Right link :
http://www.er.uqam.ca/nobel/r14310/Ptolemy/Raphael/19-22.html
Note n°20
Alain
This is a most interesting point.
We have now a clear relation between Boïardo, Pier Antonio Viti da Urbino, his brother Timoteo Viti and Raphael's Pythagoras.
Alain
Some data from Trionfi.com and Steiner :
Pier Antonio Viti Da Urbino wrote a Commentary to the Boiardo Poem painted a Boiardo Tarocchi
Pier Antonio Viti da Urbino These historical informations are summarized from R. Renier, Tarocchi di Matteo Maria Boiardo, in Studi su M.M.Boiardo, Bologna <http://members.pgv.at/homer/tarock/renier.htm>, Zanichelli 1894, pp.229-259 and from Tarocchi (a cura di Simona Foà) Roma 1993.
Pier Antonio Viti da Urbino, brother of the more famous painter Timoteo Viti, one of the masters of Raffaello, was born around 1470 from Bartolomeo and Calliope Alberti; he had another brother, Pompilio. His wife was Girolama di Andrea di Lodovico Staccoli, from a noble family of Urbino; after her husband’s premature dead she went to the monastery of S. Chiara. Timoteo Viti married in 1501 Girolama di Guido Spaccioli, sometimes confused with the widow of his brother. Pier Antonio was a doctor (medic) and substained with honour the office of gonfaloniere (literally means a Herald; in medieval italian Communi, the Gonfaloniere was one of the main dignitaries of State, the chief of civil or justice magistrate order) in 1492 and 1498. He died young in his native town the 26 of november 1500 [As in Pungileoni, Elogio storico di Timoteo Viti, Urbino, 1835, pp. 3-4.]. Otherwise, he was known as a fun loving person. Describing the fool of tarocchi he said: "et da ciò che bono principio sia per me dato, de quello che è a me, per quello che se ha dicto, simillimo, incomenzarò" (I will begin from the one figure more similar to me). And also, excusing himself for the large space dedicated to the fool, he said that it was because of that figure was his relative: "per essermi de sangue assai congiunta". Father Vernaccia, whose biographical notes were at Renier times in ms. Oliveriano 1145, said that one of his descendants, Gio. Maria Antonio Viti had a manuscript of Pierantonio Viti’s “capitolo in quarta rima (sic), in cui colla figura del giuoco delle carte rappresenta quattro passioni dell' anima: cioè l' amore, la speranza, la gelosia, il timore" (a poem in rhymes in which four soul’s passions are represented through the playing card’s tarocchi figures: Love, Hope, Jealousy and Fear. So in Pungileoni, Op. cit., p. 3). The information is wrong, for the author of the “codicetto antaldiano” [the old march. Antaldo degli Antaldi inheredited the goods, and also the manuscripts of Viti’s familiy, when it was extinguished) was Boiardo, not Viti. Even if in the poem is not mentioned the name of the author, Viti never said he was the writer of the work, and in two places of it (pp. 315 and 333 of Le poesie volgari e latine di Matteo Maria Boiardo riscontrate sui codici e su le prime stampe da Angelo Solerti, Bologna, Romagnoli-Dall’Acqua, 1894) he spoke of the author of the Capitolo in third person. Viti simply explained the Scandiano’s count poem in his Illustrazione dedicated to a lady of Urbino's’court, maybe Elisabetta d' Urbino, the Duchess, or Emilia Pia her intimate confident and friend or another anonimous Madonna. The meaning of his work was to use it for a verbal game with tarocchi. “E da questo dar di carte che tocar deve a chi per sorte ha la migliore, nascie il primo piacere: perciò che ognuno lege li versi che nelle carte sue sono e mostranli a li compagni. Et in ciò si vedono a le volte a donne et omini venire terzetti che sono grandemente al proposito loro, e di gran riso de chi gli ascoltano” (Tarocchi (a cura di Simona Foà) Roma 1993, p.60). The first pleasure came from the distribution of the cards, made by the one who has the better: every one read the verses in his cards and show’em to the companions. And sometimes the tercets are so appropriate that the friends laugh heartily. Composed and translated by Raimondo Luberti
Quote from Syeiner(s essay :
Pier Antonio Viti da Urbino, uomo sollazzevole com' egli stesso ci dice [Nel descrivere il matto dei tarocchi, chiosa: "et da ciò che bono principio sia per me dato, de quello che è a me, per quello che se ha dicto, simillimo, incomenzarò" (p. 327). E in fine si scusa per aver descritto molto lungamente quella figura "per essermi de sangue assai congiunta" (p. 328).], fu medico e nella patria sua sostenne onorevolmente due volte, nel 1492 e nel 1498, la carica di gonfalconiere. Nato verso il 1470 da Bartolomeo e da Calliope Alberti, fu, con Pompilio, fratello al celebre pittore Timoteo Viti. Morì giovane in patria il 26 novembre del 1500 [Vedi Pungileoni, Elogio storico di Timoteo Viti, Urbino, 1835, pp. 3-4.]. Il padre Vernaccia lo disse anche poeta, aggiungendo: "di lui abbiamo veduto presso Gio. Maria Antonio Viti, suo discendente, un capitolo in quarta rima (sic), in cui colla figura del giuoco delle carte rappresenta quattro passioni dell' anima: cioè l' amore, la speranza, la gelosia, il timore" [Parole riferite dal Pungileoni, Op. cit., p. 3, n. Una copia degli spogli biografici del Vernaccia è oggi nel ms. Oliveriano 1145.] Con le quali parole senza dubbio intese il Vernaccia d' alludere al codicetto antaldiano [Il vecchio march. Antaldo degli Antaldi ereditò i mss. e le cose d' arte della famiglia Viti.]; ma errò nell' attribuire i capitoli del Boiardo al Viti [Gli annotatori del Vasari (cfr. l' ediz. Sansoni, IV, 492 n) ripeterono l' errore, aggiungendone per conto loro un altro. Essi affermano che Pier Antonio prese in moglie Girolama di Andrea Spaccioli. Non è vero. La moglie di lui fu Girolama di Andrea di Lodovico Staccoli, nobile famiglia urbinate, che dopo la morte del marito prese il velo nel monastero di S. Chiara. Fu Timoteo Viti, che nel 1501 impalmò Girolama di Guido Spaccioli.], il quale non ne fu che l' esplicatore. È ben vero che nel codice non è detto di chi i capitoli siano, ma è pure vero che il Viti non se ne arroga mai la proprietà, ed in due luoghi [A pp. 315 e 333 dell' ediz. Solerti, alla quale sempre mi riferisco.] accenna in terza persona al compositore di essi [Le varianti, in confronto col testo a stampa, non sono molte ed il Solerti le ha indicate. L' ordine logico dei capitoli è quello dato dal Viti, conforme a quello accennato nel sonetto esplicativo. In omaggio all' uso letterario, i ternari nelle stampe si chiudono con un verso scempio, il quale dovette mancare nell' originale, come manca nella trascrizione del Viti. Ad ogni carta infatti erano assegnati tre versi e non più. La lezione del cod. Antaldi è in genere migliore di quella a stampa.].